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I verbi rappresentano il fulcro della struttura grammaticale giapponese e costituiscono l'elemento fondamentale per costruire frasi corrette e significative.
A differenza delle lingue europee, il giapponese presenta un sistema verbale relativamente semplice ma al contempo peculiare, caratterizzato dall'assenza di coniugazioni per persona e numero, ma ricco di forme legate alla situazione o in base alla sfumatura che si vuole esprimere.
La comprensione approfondita del sistema verbale giapponese è essenziale per padroneggiare la lingua, poiché i verbi non solo esprimono azioni e stati, ma veicolano anche informazioni cruciali sul livello di formalità, sul tempo, sull'aspetto e sulla modalità di una frase.
La particolarità più evidente del sistema verbale giapponese risiede nella sua posizione all'interno della frase: mentre nelle lingue romanze il verbo occupa generalmente una posizione centrale (io mangio la mela), in giapponese esso si colloca sempre alla fine della proposizione (ringo wo tabemasu), fungendo da elemento conclusivo che determina il senso complessivo dell'enunciato.
La struttura giapponese SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo) influenza profondamente la struttura del pensiero e dell'espressione in giapponese.
Classificazione dei Verbi Giapponesi
Il sistema verbale giapponese si articola in tre gruppi principali, ciascuno con proprie regole di coniugazione. Questa classificazione è fondamentale per comprendere come modificare correttamente i verbi nelle diverse forme grammaticali.
Gruppo I - Verbi Godan Che Terminano in "U"
I verbi godan, letteralmente "verbi a cinque gradi", costituiscono la categoria più numerosa. Il nome deriva dal fatto che nelle loro coniugazioni utilizzano tutte e cinque le vocali giapponesi (a, i, u, e, o).
I verb godan nella forma dizionario (la forma base che noi chiameremmo infinito) terminano sempre in -u, ma la consonante che precede questa -u varia. Quando si coniugano, è proprio questa consonante finale che cambia vocale.
Terminazione Dizionario | Esempio | Significato | Radice | Cambiamento vocale |
---|---|---|---|---|
-ku (く) | 書く (kaku) | scrivere | kak- | ka, ki, ku, ke, ko |
-gu (ぐ) | 泳ぐ (oyogu) | nuotare | oyog- | ga, gi, gu, ge, go |
-su (す) | 話す (hanasu) | parlare | hanas- | sa, shi, su, se, so |
-tsu (つ) | 立つ (tatsu) | alzarsi | tat- | ta, chi, tsu, te, to |
-nu (ぬ) | 死ぬ (shinu) | morire | shin- | na, ni, nu, ne, no |
-bu (ぶ) | 飛ぶ (tobu) | volare | tob- | ba, bi, bu, be, bo |
-mu (む) | 読む (yomu) | leggere | yom- | ma, mi, mu, me, mo |
-ru (る) | 作る (tsukuru) | fare | tsukur- | ra, ri, ru, re, ro |
-u (う) | 買う (kau) | comprare | ka(w)- | wa, i, u, e, o |
Come si può vedere, ogni verbo godan può modificare la sua terminazione utilizzando tutte e cinque le vocali, da cui il nome "cinque gradi".
Gruppo II - Verbi Ichidan che Terminano in "ERU"
I verbi ichidan, o "verbi a un grado", sono così chiamati perché mantengono sempre la stessa radice in tutte le coniugazioni - hanno "un solo grado" di variazione.
Questi verbi terminano sempre in -iru o -eru nella forma dizionario. La caratteristica fondamentale è che quando si coniugano, si rimuove semplicemente -ru e si aggiunge la terminazione desiderata, senza alcun cambiamento nella radice.
Tipo | Esempio | Significato | Radice (sempre fissa) | Come si coniuga |
---|---|---|---|---|
-eru | 食べる (taberu) | mangiare | tabe- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
-eru | 見える (mieru) | essere visibile | mie- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
-eru | 教える (oshieru) | insegnare | oshie- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
-iru | 見る (miru) | vedere | mi- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
-iru | 起きる (okiru) | svegliarsi | oki- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
-iru | 信じる (shinjiru) | credere | shinji- | rimuovi -ru, aggiungi terminazione |
Attenzione importante: Non tutti i verbi che terminano in -iru o -eru sono ichidan! Alcuni appartengono al gruppo godan (vedi sezione eccezioni).

Gruppo III - Verbi Irregolari
Questo gruppo comprende solo due verbi, ma sono tra i più utilizzati nella lingua giapponese: する (suru - fare) e 来る (kuru - venire). La loro irregolarità si manifesta in coniugazioni completamente diverse da quelle dei primi due gruppi, rendendo necessaria la memorizzazione specifica di ogni forma.
Sistema di Coniugazione: Forme Principali
Il sistema di coniugazione giapponese si articola attraverso diverse forme verbali, ciascuna con funzioni grammaticali e comunicative specifiche. La comprensione di queste forme è essenziale per esprimersi in vari contesti.
Forma Piana vs Forma Cortese
La forma piana dei verbi giapponesi, è la forma usata quando si parla in modo informale con amici, familiari o persone con cui non serve mantenere distanza.
È anche la forma che compare nei dizionari, per questo viene detta anche 辞書形 jishokei, “forma del dizionario”. A differenza della forma in –ます, che è tipica delle situazioni più formali, la forma piana è diretta e naturale, e viene utilizzata sia nel parlato quotidiano sia all’interno delle frasi subordinate.
Ogni verbo in giapponese può essere coniugato in questa forma, e ci sono quattro tempi fondamentali: presente affermativo, presente negativo, passato affermativo e passato negativo.
Per esempio, il verbo 食べる taberu (“mangiare”), al presente affermativo resta 食べる, al presente negativo diventa 食べない, al passato affermativo 食べた e al passato negativo 食べなかった.
Un verbo come 書く kaku (“scrivere”) al presente affermativo rimane 書く, ma al presente negativo diventa 書かない, al passato affermativo 書いた e al passato negativo 書かなかった. Anche i verbi irregolari hanno le loro versioni: する (“fare”) diventa しない, した, しなかった, mentre 来る (“venire”) ha le forme 来ない, 来た, 来なかった.
Forma in ます
Il suffisso –ます è la base della cosiddetta forma cortese dei verbi giapponesi. Serve a rendere una frase educata e rispettosa, ed è usato quando si parla con persone che non si conoscono bene, con superiori, in situazioni lavorative o pubbliche. È quindi il contrario della forma piana, che è più informale e diretta.
Il meccanismo per costruire i verbi è semplice: si prende la radice del verbo e si aggiunge –ます. Ad esempio, il verbo 食べる (taberu, “mangiare”) nella radice diventa 食べ– e in forma cortese si trasforma in 食べます (tabemasu).
Per dire “non mangio” si dice 食べません (tabemasen), “ho mangiato” diventa 食べました (tabemashita), e “non ho mangiato” 食べませんでした (tabemasen deshita).
Lo stesso succede con i verbi godan: 書く (kaku, “scrivere”) diventa 書きます (kakimasu), 書きません (kakimasen), 書きました (kakimashita) e 書きませんでした (kakimasen deshita)
Forma negativa
La forma negativa in giapponese funziona in modo diverso a seconda che si usi la forma piana o la forma cortese. Nella forma piana, basta cambiare la parte finale del verbo in –ない, che corrisponde al nostro “non”.
Così 食べる diventa 食べない, “non mangio”, e 書く diventa 書かない, “non scrivo”.
Per capire meglio la trasformazione:
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Verbi che terminano in "u", come 書く (kaku, “scrivere”), cambiano la vocale finale della radice quando si forma la negazione. La –u finale diventa –a e si aggiunge ない:
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書く → 書か + ない = 書かない (“non scrivo”)
- 待つ (matsu, “aspettare”): al presente negativo diventa 待たない (matanai, “non aspetto”), perché la –つ finale si trasforma in –た e si aggiunge ない.
- む (nomu, “bere”): al presente negativo diventa 飲まない (nomanai, “non bevo”), perché la –む finale si trasforma in –ま e si aggiunge ない.
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Verbi che terminano in "eru", come 食べる (taberu, “mangiare”), sono più semplici: basta togliere る e aggiungere ない:
-
食べる → 食べ + ない = 食べない (“non mangio”)
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In pratica, nei godan la radice si modifica per seguire la regola della coniugazione in “a”, mentre negli ichidan la radice resta invariata. Questo è il motivo per cui vedi kaku → kakanai e taberu → tabenai.
Nella forma cortese, invece, la negazione si esprime con –ません, che svolge la stessa funzione ma in maniera più educata: 食べます diventa 食べません, 書きます diventa 書きません. In entrambi i casi il significato è lo stesso, ma cambia il livello di formalità.
Forma Passata
In giapponese il passato si costruisce in due modi principali: con la forma piana e con la forma cortese. Nella forma piana affermativa i verbi terminano in –た oppure in –だ, a seconda della loro classe.
Per esempio, 食べる diventa 食べた, che equivale al nostro “ho mangiato”, mentre 書く diventa 書いた, cioè “ho scritto”. Se invece la frase è negativa, la desinenza diventa –なかった: 食べる diventa 食べなかった, “non ho mangiato”, e 書く diventa 書かなかった, “non ho scritto”.
La forma cortese segue un altro schema, che però è regolare per tutti i verbi. Al posto della desinenza –ます che usiamo al presente, si mette –ました per il passato.
Così 食べます diventa 食べました, “ho mangiato”, e 書きます diventa 書きました, “ho scritto”. Se voglio negare, invece di –ません userò –ませんでした. Questo porta a frasi come 食べませんでした, “non ho mangiato”, o 書きませんでした, “non ho scritto”.
Di seguito alcuni esempi per capire meglio. Per i verbi che terminano in "eru" basta togliere la desinenza る e aggiungere た:
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食べる (taberu, mangiare) → 食べた (tabeta, “ho mangiato”);
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見る (miru, vedere) → 見た (mita, “ho visto”).
Per i verbi che terminano in "u" invece bisogna guardare l’ultima sillaba del verbo al presente. La desinenza cambia secondo un piccolo schema fonetico:
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Se finisce in う, つ, る → si trasforma in った
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会う (au, incontrare) → 会った (atta)
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待つ (matsu, aspettare) → 待った (matta)
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取る (toru, prendere) → 取った (totta)
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Se finisce in ぶ, む, ぬ → si trasforma in んだ
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遊ぶ (asobu, giocare) → 遊んだ (asonda)
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飲む (nomu, bere) → 飲んだ (nonda)
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死ぬ (shinu, morire) → 死んだ (shinda)
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Se finisce in く → di solito diventa いた
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書く (kaku, scrivere) → 書いた (kaita)
Eccezione: 行く (iku, andare) → 行った (itta)
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Se finisce in ぐ → diventa いだ
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泳ぐ (oyogu, nuotare) → 泳いだ (oyoida)
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Se finisce in す → diventa した
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話す (hanasu, parlare) → 話した (hanashita)
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Per gli irregolari:
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する (suru, fare) → した (shita)
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来る (kuru, venire) → 来た (kita)
Forma in Te
La forma in –て dei verbi giapponesi è una coniugazione fondamentale che serve per collegare frasi, dare ordini, chiedere permesso, descrivere azioni in corso e molte altre situazioni. È strettamente legata alla forma piana dei verbi e segue regole diverse a seconda che il verbo sia ichidan, godan o irregolare.
Per i verbi ichidan, la trasformazione è semplice: si toglie る e si aggiunge て.
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食べる (taberu, mangiare) → 食べて (tabete, “mangia / mangiando”)
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見る (miru, vedere) → 見て (mite, “guarda / guardando”)
Per i verbi godan, la desinenza finale cambia a seconda della consonante finale del verbo:
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–う, –つ, –る → って: 会う → 会って, 待つ → 待って, 取る → 取って
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–む, –ぶ, –ぬ → んで: 飲む → 飲んで, 遊ぶ → 遊んで, 死ぬ → 死んで
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–く → いて: 書く → 書いて (eccezione 行く → 行って)
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–ぐ → いで: 泳ぐ → 泳いで
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–す → して: 話す → 話して
I verbi irregolari hanno forme proprie:
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する → して
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来る → 来て (kite)
La forma in –て è molto usata perché permette di concatenare azioni: per esempio, 食べて寝る significa “mangiare e poi dormire”. Serve anche per richieste gentili (食べてください, “per favore mangia”) o per descrivere azioni in corso (食べている, “sto mangiando”).

Tabella Riassuntiva delle Coniugazioni Principali Giapponesi
Forma | "u" (書く) | "eru" (食べる) | Irregolare (する) | Irregolare (来る) |
---|---|---|---|---|
Dizionario | 書く (kaku) | 食べる (taberu) | する (suru) | 来る (kuru) |
Presente cortese | 書きます | 食べます | します | 来ます |
Presente negativo | 書かない | 食べない | しない | 来ない |
Presente neg. cortese | 書きません | 食べません | しません | 来ません |
Passato | 書いた | 食べた | した | 来た |
Passato cortese | 書きました | 食べました | しました | 来ました |
Passato negativo | 書かなかった | 食べなかった | しなかった | 来なかった |
Passato neg. cortese | 書きませんでした | 食べませんでした | しませんでした | 来ませんでした |
Forma -te | 書いて | 食べて | して | 来て |
Condizionale (-ba) | 書けば | 食べれば | すれば | 来れば |
Condizionale (-tara) | 書いたら | 食べたら | したら | 来たら |
Volitivo | 書こう | 食べよう | しよう | 来よう |
Potenziale | 書ける | 食べられる | できる | 来られる |
Passivo | 書かれる | 食べられる | される | 来られる |
Causativo | 書かせる | 食べさせる | させる | 来させる |
Imperativo | 書け | 食べろ | しろ | 来い |
Verbo Essere in Giapponese
In giapponese non esiste un solo verbo che corrisponde al nostro “essere”. A seconda del contesto, si usano forme diverse.
La più comune è です (desu), che non è un verbo vero e proprio ma una copula usata per esprimere identità o caratteristiche in maniera cortese.
Per esempio: 私は学生です (Watashi wa gakusei desu) = “Io sono uno studente”. Nella lingua informale si può omettere del tutto です oppure sostituirlo con だ (da): 私は学生だ.
Per esprimere l’esistenza di persone o cose, invece, si usano due verbi distinti: ある (aru) per oggetti inanimati (ほんがある = “C’è un libro”) e いる (iru) per esseri viventi (いぬがいる = “C’è un cane”). Quindi, mentre です/だ serve a dire “A è B”, i verbi ある e いる si usano per dire “qualcosa esiste” o “si trova in un luogo”.

Eccezioni e Casi Particolari
Il sistema verbale giapponese presenta alcune eccezioni che richiedono attenzione particolare.
Alcuni verbi che terminano in -iru o -eru appartengono al Gruppo dei godan, creando potenziale confusione per gli studenti.
Tra questi troviamo 帰る (kaeru - tornare), 切る (kiru - tagliare), 入る (hairu - entrare), 走る (hashiru - correre), 知る (shiru - sapere), che seguono le regole di coniugazione dei verbi che terminano in "u" nonostante la loro terminazione.
Un'altra particolarità riguarda i verbi onorifici, che costituiscono forme speciali utilizzate per esprimere rispetto verso l'interlocutore o umiltà riguardo alle proprie azioni.
Verbi come いらっしゃる (irassharu - essere/andare/venire, onorifico), おっしゃる (ossharu - dire, onorifico), くださる (kudasaru - dare, onorifico) seguono una coniugazione irregolari.
Similmente, le forme umili come 参る (mairu - andare/venire, umile), 申す (mousu - dire, umile), いただく (itadaku - ricevere, umile) presentano peculiarità nelle loro coniugazioni.
I verbi di esistenza いる (iru - esserci per esseri animati) e ある (aru - esserci per oggetti inanimati) presentano caratteristiche uniche. Il verbo ある, in particolare, non ha una vera forma negativa presente nella forma piana, utilizzando invece ない come forma standalone.
Struttura della Frase Giapponese e Posizione del Verbo
La struttura fondamentale della frase giapponese segue l'ordine SOV (Soggetto-Oggetto-Verbo), ponendo il verbo sempre in posizione finale. La struttura è rigida e invariabile, rappresentando uno dei principi fondamentali della sintassi giapponese.
In una frase come "Io mangio sushi" (私は寿司を食べます - Watashi wa sushi wo tabemasu), l'ordine è letteralmente "Io (soggetto) sushi (oggetto) mangio (verbo)". Le particelle svolgono un ruolo cruciale nel determinare la funzione di ogni elemento nella frase.
La particella は (wa) marca il soggetto della frase, が (ga) indica il focus della frase, を (wo) marca l'oggetto diretto, に (ni) indica direzione o oggetto indiretto, で (de) indica il mezzo o il luogo dell'azione.
Le particelle permettono una certa flessibilità nell'ordine degli elementi che precedono il verbo, ma il verbo deve sempre rimanere alla fine. Nelle frasi complesse con proposizioni subordinate, ogni subordinata mantiene il proprio verbo alla fine, mentre il verbo principale conclude l'intera frase.
Per esempio, nella frase "Penso che domani pioverà" (明日雨が降ると思います - Ashita ame ga furu to omoimasu), la subordinata "pioverà domani" mantiene il verbo 降る prima della particella と, mentre il verbo principale 思います conclude l'intera struttura.
Consigli per l'Apprendimento dei Verbi
- Per distinguere rapidamente tra verbi che termina in "u" e verbi che terminano in "eru", crea delle flashcard colorate: rosso per uno, blu per l'altro, giallo per irregolari. Quando incontri un nuovo verbo che termina in -iru o -eru, verifica sempre il gruppo di appartenenza prima di memorizzarlo. Un trucco utile: la maggior parte dei verbi che terminano in -aru, -uru, -oru sono godan (例: wakaru, tsukuru, kaeru).
- Inizia con i 10 verbi più comuni di ogni gruppo e padroneggia completamente le loro coniugazioni prima di procedere.
- Non studiare i singoli verbi, ma crea sempre frasi complete utilizzando strutture semplici come "Ogni giorno + verbo" (毎日〜ます) o "Ieri + verbo al passato" (昨日〜ました).
- Tieni un diario in giapponese usando solo i verbi che conosci, aumentando gradualmente la complessità delle frasi.
- Crea post-it con verbi nuovi e attaccali in luoghi visibili della casa.
- Guarda anime con sottotitoli in giapponese, concentrandoti sul riconoscimento delle forme verbali che sentite. Utilizzate la tecnica dello "shadowing": ripetete frasi ascoltate prestando particolare attenzione alla coniugazione verbale utilizzata nel contesto.